Social e pubblicità: gli errori comuni delle PMI
Social e pubblicità: gli errori comuni delle PMI
In questo articoli alcuni errori comuni commessi dalle piccoli e medie imprese quando si approcciano alla pubblicità social e al web marketing più in generale.
Sono molte le PMI chiuse a riccio nella pubblicità tradizionale e nella direzione d’azienda che vede nel digitale unicamente un ulteriore costo e non una reale opportunità di business. Sono le stesse che si lamentano che le “multinazionali stanno fagocitando il mercato”, che per le PMI non c’è futuro.
Questione di chiusura culturale, del “si è sempre fatto così”, di paura che spesso è l’epitaffio di un’azienda, soprattutto in un contesto come quello odierno dominato dai grandissimi brand. E spesso quando un imprenditore di PMI decide di aprirsi al web marketing, alla pubblicità web, lo fa più come un tentativo che come una vera azione programmatica e di investimento. L’investimento sui social media diventa la “preghiera” fatta in un partita di basket fatta all’ultimo secondo: è lo stesso imprenditore a non crederci e ciò lo si evince dal budget (limitatissimo) che spesso viene messo a disposizione dei professionisti.
Gli stessi si giustificando affermando che vogliono prima “capire” se l’advertising sul social funziona.
Purtroppo si tratta di una forma mentis sbagliata proprio nell’approccio e i motivi sono diversi. Vogliamo elencarli di seguito:
- Prima di tutto per una questione autorevolezza: sono gli esperti che possono dire se e quando un canale di promozione può funzionare o se fa al caso di una determinata realtà.
- Due: ogni pubblicità funziona nella misura dell’investimento programmato. Nel senso, se non c’è budget nessuno può aspettarsi miracoli. I benefici saranno sempre commisurati al sacrificio fatto. Purtroppo poi il mercato web è invaso di tanti improvvisati che per strappare un contratto o qualche fattura in più promettono ponti d’oro a fronte di investimenti inesistenti, disegnano un futuro fatato, certo, ma mentendo clamorosamente sul presente.
- Terzo: ci vuole tempo. Un qualsiasi imprenditore lungimirante sa che per far funzionare un prodotto (una volta che questo è stato validato dal mercato) e farlo crescere ci vuole pazienza, caparbietà e investimenti costanti. Non una tantum. Guardate Amazon, Coca Cola, Fly Emirates: secondo voi perché continuano ad investire in pubblicità (anche web) nonostante li conoscano praticamente tutti?
Parliamoci chiaramente: se bastassero mille o tremila euro di pubblicità sul web per far volare un’attività o un prodotto non credete che in molti ne aprirebbero una?
E poi, oltre tutto questo, chiaro che la conditio si ne qua non di un’attività vincente è che l’agenzia web scelta sappia davvero fare il suo lavoro e cioè abbia tutte le conoscenze tecniche e strategiche per far fruttare al meglio gli investimenti in ads.
Solo in questo modo è possibile creare una vera azione di branding, un prodotto, avviare un’attività con un suo stile, una sua identità digital pensata ed espressa al meglio al proprio pubblico target. Se a un punto di vista del genere segue una coerente e pensata azione programmatica si può non solo sperare galleggiare in un contesto dominato dalle multinazionali, ma di prosperare nel proprio mercato di riferimento e guardare con una certa serenità al futuro.
Social e pubblicità, un binomio vincente ma solo se l’agenzia è competente e il cliente prende il tutto seriamente. Come un investimento e non come un gioco o, peggio, come un futile tentativo.